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Il racconto di Pilo evidenzia un errore di pensiero purtroppo comune a molti. C'è una gara, pago, ho organizzazione, ristori, assistenza, soccorso e quant'altro di cui ho bisogno. Questo teoricamente potrebbe essere vero altrimenti non avrebbe senso organizzare e partecipare pagando ad una manifestazione agonistica ma fare trail significa molto spesso correre in quello che il soccorso alpino definisce ambiente ostile. Ciò vuol dire tempi di percorrenza dilatati sia per gli atleti sia per chi deve eventualmente prestare soccorso. E' impensabile ritirarsi ed avere subito a disposizione una via di fuga, essere rimpatriati immediatamente all'arrivo, stare male o infortunarsi ed avere soccorso immediato, avere ristori caldi, asciutti e ricchi di leccornie. Proprio perché si è spesso in luoghi non facilmente raggiungibili o serviti da strade comode. Se poi le condizioni meteo sono avverse tutto si complica in maniera esponenziale per corridori, organizzatori e soccorritori. Il corridore dovrebbe avere l'obbligo e la capacità di valutare bene cosa sta per affrontare o quanto meno cercare di immaginarselo. Preparazione, esperienza ed equipaggiamento adeguato dovrebbero essere la base indispensabile per affrontare l'evento nel migliore dei modi contando il meno possibile sull'organizzazione. Non sono gare su strada, questo è tutto un altro mondo, qui devi avere reali capacità di autosufficienza, devi essere pronto ad affrontare km e km in solitudine in posti isolati, saper gestire fatica, crisi, fame, sete, tecnicità del percorso e inclemenza meteorologica. In partenza ho visto gente in braghe di tela con al seguito ridicoli marsupi dove forse c'era un misero antivento e mi sono domandato se erano consapevoli di dove stavano andando. Ora so che non lo erano. Io non ho avuto problemi, non ho patito freddo, ho mangiato e bevuto in continuazione ciò che avevo con me e ho usufruito di tutto quello che i più che sufficienti ristori mi offrivano. Mantenere il giusto apporto idro calorico con il clima trovato era fondamentale ancor più che con il caldo. Mi stavo anche divertendo finche non sono incappato in corridori in evidente stato di ipotermia. Guarda caso vestiti o per meglio dire svestiti in modo scriteriato. Ovviamente scatta la solidarietà, cosa posso fare per aiutarti, resisti, scendo più velocemente possibile per allertare i soccorsi, ma in cuor mio avevo una gran voglia di riscaldarli a calci nel culo per la leggerezza scellerata con cui hanno deciso di inerpicarsi sui monti con quel tempaccio senza vestiario termico adeguato. Al 25 km avvertito chi di dovere su quanto stava accadendo più in alto e nonostante stavo benone e senza accusare freddo ho deciso che ne avevo viste abbastanza. Le navette per il trasporto all'arrivo erano li comode comode e ne ho approfittato.

Senza dubbio l'organizzazione ha la sua parte di responsabilità. La gara lunga non doveva avere luogo, era evidente che con 40 cm di neve nella parte alta le andature sarebbero state lente con conseguente prolungamento all'esposizione di intemperie e freddo. Non è stato fatto nessun controllo di materiale obbligatorio, è stata fatta partire gente svestita ed è stata mal gestita la possibilità di sospendere la gara o deviare tutti sul percorso corto.

A molti la lezione è servita, altri hanno avuto conferma delle proprie capacità, uno ha pagato un prezzo troppo alto.

Alberzek

4 commenti
  1. pilo 27 marzo 2013 alle ore 22:12  

    Purtroppo il tuo punto di vista si scontra con la realtà. Chi ha perso la vita alla Marementana era tutto tranne che uno sprovveduto da prendere a "calci nel culo"

  2. Il Poggio 27 marzo 2013 alle ore 23:09  

    Oggi stavo pensando anche io di scrivere la mia versione della storia ma poi ho pensato che ne ho abbastanza. Sto leggendo di tutto e di più, qualche volta commento anche. Tutti hanno ragione e tutti hanno torto. Abbiamo visioni e idee diverse. Personalmente mi sento a posto come atleta, ho fatto una bella gara. Vestito adeguatamente mangiando e bevendo come avevo più volte collaudato. Umanamente non mi sento a posto. Anni fa mi sono trovato in situazioni difficili. Ho fatto esperienza a mie spese. Perché non ho provato a dare qualche consiglio? Mi sarei sentito presuntuoso? Forse si. Quei consigli che io non ho avuto a suo tempo e forse mi sarebbero stati utili. Purtroppo questa è l'ennesima esperienza. Possiamo solo sperare ci sia utile, indietro non si torna.

  3. tillo 28 marzo 2013 alle ore 11:00  

    che dire Alberzek, io ho posto in modo provocatorio il problema, ho imparato a mie spese che correre in montagna ha le sue regole e sono sicuro che parecchi altri hanno capito che con la "montagna" non si scherza

  4. Anonimo 28 marzo 2013 alle ore 13:54  

    Caro Pilo il mio non vuole essere un attacco ne contro di te ne contro il ragazzo morto. Non ho visto ne lui ne te alla partrenza, non ho visto quando siete partiti e come eravate equipaggiati. Io parlo di quelli che ho visto personalmente e incontrato sul percorso. Quella è la realtà, gente svestita nella neve.
    Alberzek