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image  come AVVERSARI.

Nello sport, coloro che competono chiamano “avversari” i loro sfidanti.
Rimanendo circoscritti nel nostro contesto della corsa podistica, la qualifica di cui all’oggetto, è vista come lo stimolo psicologico per il quale ognuno di noi si presenta sui percorsi di gara di ogni dove del nostro piccolo mondo antico.
Battere un avversario, magari proprio quello che ti sta sugli zebedei perché fa il fighetto, è libidine allo stato fisico e solido, tanto da poterla toccare!
Questa affermazione non è comunque spesso condivisa da molti all’interno di talvolta animate discussioni.
E’ opinione dei più che se si corre:

  • per il piacere che offre quest’esercizio;
  • perché è bello ritrovarsi tra amici facendo qualcosa di sano;
  • perché non ha prezzo stare in mezzo alla gente che condivide la tua stessa passione;
  • che nello sforzo della corsa tutti i parametri (sociali, economici, etnici, estetici, estatici, ergonomici, culinari, goderecci...) vengano azzerati rendendoci tutti uguali;
  • perché … qui, perché là;
  • pesce fritto e baccalà…

Belle balle!

In realtà, quando durante la gara si è superati da qualcuno, i numi del cielo sono prima catalogati e quindi apostrofati in maniera poco francescana e, pur di non darla vinta a quello che nei nostri intendimenti decoubertiani pensavamo fosse solo un bonario compagno di fatica (finché rimaneva dietro) ora che abbiamo come panorama predominante il suo lato “b”, la rabbia schiumante che è insita nella parte scura della nostra luna, e che non aspetta altro che il momento per poter esternarsi nella maniera più becera, lo trasforma in mostruoso, apocalittico, “target” da annientare!
L’adrenalina prodotta in quantità industriale ci impone di grattare il fondo del barile per estrarre le ultime nano-energie rimaste, pur rischiando sincopi a raffica e di riempire di bava glutinosa gli astanti all’arrivo, quasi che il ripassarlo fosse l’ultima azione della nostra vita in quanto vero ed unico scopo per il quale siamo venuti al mondo!!

Ma come??

Non si correva per pura, semplice e volgare gioia corporea??

Siamo figli di madre ipocrisia, ma non vogliamo ammetterlo, anche perché, se non è un avversario in carne ed ossa, esso può prendere le sembianze di un cronometro o dell’ago della bilancia oppure della fissa per una siluette più gradevole o che diavolo ancora d’altro!
Ed è in casi come questi che esce il peggio di noi, che ci posizioniamo dietro il nastro della partenza convinti d’essere lindi e puri, al limite della santità, come un Serafino, ma che invece ci ritroviamo, nonostante tutti i buoni propositi, a manifestare il nostro peggio, trasformando quelli che dovevano essere amichevoli avversari in temibili nemici da annientare!!

“Così è, se vi pare” diceva Pirandello.

FFF

4 commenti
  1. tillo 7 giugno 2012 alle ore 13:19  

    quante balle e ipocrisia quando si arriva davanti, io sono pronto a mangiare un pezzo di ciaspola a Gilda quando regolarmente mi martella

  2. Monica 8 giugno 2012 alle ore 14:00  

    Ecco perchè io preferisco le IVV, la gara la faccio con me stessa, se sono in forma 'tiro' se no...no, godendomi il panorama e i percorsi sempre molto vari e per lo più sterrati, la competizione non mi piace.

  3. gilda 12 giugno 2012 alle ore 21:17  

    ecco perchè non faccio mai le IVV! anche quando "non vado manco a spingermi" se c'è qualcuno nel mirino o qualcuno dietro cerco di dare tutto quello che ho! l'altra sera a capolago quando ho sentito i passi pesanti dello yeti avanzare, mi son detta "col cavolo che lo lascio passare", e giù a correre, e lui, per guadagnare qualche centimetro di terreno, invece che schivare le pozzanghere ci passava dentro dritto ... e non mi è mica caduto nell'ultima pozzanghera!!!! che ridere, storie di ordinari tapascioni!

  4. Paolo Negretto 16 giugno 2012 alle ore 06:15  

    La competizione con l'avversario di mi a fatto cominciare a praticare questo sport , e mi da la spinta per allenarmi ogni giorno. Non ci fosse piu cambierei sport. Paolo