di Antonio Marzoli
La maratona della grande mela ha sempre un fascino particolare, chi l’ha già fatta sa cosa vuol dire e sa quale aria si respira nei giorni precedenti la maratona, l’adrenalina sale lentamente di giorno in giorno per poi esplodere il giorno della maratona, se poi riesci a farla come l’hai sognata alla fine sei al settimo cielo.
Domenica mattina solita sveglia alle 4,30, ma per noi europei grazie al fuso orario non ancora assimilato non è un grande problema e, in mezzo a circa 800 bus si va verso il Verazzano bridge. Quando arrivi capisci veramente che ci sei dentro e l’emozione prende il posto a tutta la razionalità che ti eri posto. Io pur essendo alla 7° partecipazione sono riuscito ancora ad emozionarmi.
Fa freddo, ma non una cosa impossibile come lo scorso anno, si eseguono i soliti preparativi si salutano gli amici, si consegnano i sacchi e poi si entra in griglia. Lunga è l’attesa. Trovo Linus, parliamo del più e del meno e poi finalmente ecco l’ inno nazionale anche se non sono americano, mi viene la pelle d’oca, poi sulla musica di New York New York colpo di cannone e si parte!!!
Per la prima volta dopo il via si rimane quasi fermi e si cammina per circa 40”. Con calma inizio a correre senza dannarmi più di tanto. Recupero qualche cosa sulla discesa del Verazzano, faccio i primi 5 km in 23’31”. Si arriva in Brooklin, le band che suonano e gli incitamenti del pubblico non ti fanno sentire la fatica.
Giro alla mezza in 1h37’20”, ma la maratona è una brutta bestia, il finale di New York è tossico e le crisi sono sempre dietro l’angolo.
Sento di star bene, ma cerco di essere regolare, avendone già fatte 6 so cosa mi aspetta. Sul Queensboro Bridge tira una aria veramente fredda. Si scende, si entra sulla First, un rettilineo interminabile di 5 km, si corre tra due ali di folla che urla a squarcia gola. La gamba è buona il cuore è basso e continuo con il mio ritmo.
Altro Bridge e siamo nel Bronx dove storicamente vado in crisi, ma stranamente quest’anno corro i migliori 5 km della gara in 23’ 06”.
35° km prendo l’ultimo Enervit. Siamo in Harlem sulla Fith Avenue. Qui è salita vera per un km abbondante. Finalmente si entra a Central Park, 38° km, ho un inizio di crampi alla gamba sinistra, ma ho ancora energia, son lucido, la fatidica crisi non arriva e non arriverà, mi gestisco, rallento un pochino, ma non più di tanto.
Ultima fatica, salita del Plaza e poi dentro ancora in Central Park, mi dico: “anche questa è fatta”.
Vedo lo striscione d’arrivo, sprinto e chiudo gli occhi, alzo le braccia al cielo, il cronometro dice 3h16’18”, è il mio personale di sempre.
Grande soddisfazione per un Valbossino non più in giovane età!
Poi alla sera, grande festa al The River Cafè di Brooklin con gli amici di sempre.
E anche quest’anno come mi dice il mio capitano Marco Rampi posso dire: “Go Tonino Go”!!!
Un caro saluto a tutti
Antonio
Ciao Antonio, sei diventato un mito della maratona della grande mela!
Alla settima edizione hai migliorato ancora il tuo tempo.
Stai perfezionando sempre più la tua maturità atletica.
Davvero complimenti!!!