Il perché più di 8000 persone si sottopongono a quarantadue km di corsa sotto vento, pioggia e freddo, soffrendo per oltre 3 ore, senza alcuna costrizione ma con tantissima energia e voglia di sfidarsi diventa quasi materia di studio psicologico, una sorta di domanda irrisolta, un mistero che però si svela negli ultimi metri del traguardo.
Nello scegliere la maratona di Firenze a fine novembre io e i miei compagni di avventura di Torino poi non potevamo certo aspettarci la bella giornata primaverile e così una grigia, fredda, ventosa e piovosa domenica mattina ci accoglie sul Piazzale Michelangiolo al via della 27esima edizione della Maratona.
Dopo aver passato un bel sabato in centro (col sole), tra il ritiro del pettorale, la passeggiata tra le magnifiche piazze della città e un buon carico di carboidrati a cena ci svegliamo il giorno della gara e già piove. E’ peggio del previsto ma ormai sono mesi che ci prepariamo a questo evento e nulla potrà vanificarlo.
Sul Lungo Arno i camion adibiti al ritiro delle sacche sono affiancati da piccoli gazebo in cui ci cambiamo; la confusione regna sovrana tra il forte profumo di creme alla canfora e vecchie tute inguardabili (tipo la mia) da buttare poco prima della partenza. Ci avvolgiamo in sacchi verdi dell’immondizia e prendiamo la navetta per salire in collina: 8mila persone così... sembriamo dei marziani o dei pazzi. Sentendo il freddo sul viso opterei proprio per la seconda.
Per fortuna poco prima di entrare nelle gabbie ritrovo gli amici torinesi (Marco, Max e il grande Salvatore) così si parte tutti assieme! Si fa il ripasso del ritmo gara e ci si augura un grande in bocca al lupo. L’onda umana si avvicina alla partenza mentre ormai siamo già con le scarpe a mollo; inizia il countdown, mi tolgo i pantaloni della tuta e sistemo il giornale sulla pancia (un vecchio rimedio che funzionerà!). Si parte, VIA! Parto insieme a Salvo e fino all’ultimo metro condivideremo questa nostra piccola grande impresa.
Sulla discesa iniziale controlliamo il ritmo e attraversiamo per la prima volta l’Arno: il pubblico ci incita e la pioggia e il freddo non si fanno quasi sentire; procediamo concentrati e dopo qualche km ci troviamo al parco delle cascine. Il lungo fiume umano si affianca all’Arno passando attraverso lunghi viali alberati e verso il 10km mi si rompe purtroppo il cinturino dell’orologio: da li in poi non guarderò più l’ora. Ci penserà l’amico Salvo a tenere d’occhio il tempo ma ormai le gambe girano sul ritmo giusto.
Ci avviciniamo per la prima volta al Ponte Vecchio e li tanto pubblico ci applaude: con Salvo ci lasciamo decisamente andare, tra le mie urla e i suoi gesti invitiamo il pubblico a darci la carica!
Sui lunghi viali poi le sferzate di vento assestano duri colpi così quando riusciamo ci piazziamo dietro agli atleti mentre verso il 20esimo km comincio a sentire i quadricipiti un po’ duri. Brutto segnale, sarà il freddo o il vento o l’asfalto così mi scoraggio un po’, sembra non essere giornata ma tra una battuta e l’altra Salvo mi incita a tener duro. Siamo in zona Stadio e troviamo insieme alla musica della banda l’entusiasmo contagioso della nostra supporter Erika che ci da la grinta! Ancora lunghi viali e si passano i 30km: chi ha corso tante maratone mi dice sempre che da qui in poi inizia il “bello”. Ci accoglie simpaticamente un bel cavalcavia e di nuovo Erika a spronarci per gli ultimi 10km: siamo davvero concentrati e a questo punto rimane tutta l’ultima parte tra il centro e le meraviglie di Firenze.
Lungo le strette vie acciottolate si passa per la prima volta di fronte al maestoso Duomo, cercando di schivare le buche più evidenti e le pozzanghere più grandi; passano i cartelli dei km e ormai decido di non prendere più il gel, ormai manca poco. 8km all’arrivo, sono solo 4 giri del parco del Ruffini dove ci alleniamo sempre il martedì: mi sembra di volare tra le ali del pubblico e dell’entusiasmo. Rallento un po’ per non saltare, i quadricipiti sono sempre di legno, e a questo punto non voglio proprio saltare per i crampi!
3 giri del parco, Salvo mi dice che ormai l’impresa e il tempone l’ho fatto; gli chiedo quanto stiamo facendo e mi dice di non preoccuparmi, dopo il traguardo si vedrà. Ancora il Ponte Vecchio e questa volta lo attraversiamo tutto, con il lastricato bello scivoloso; un’altra lunga via e si passa di fianco al Duomo e vedo un mare di colori formato dalla gente, i volontari e lo splendido marmo di Carrara della cattedrale.
Ultimo giro del parco: “Salvo, è l’ultimo giro del parco...ma non è mai stato così lungo!!” Ridiamo, siamo vicini e corriamo veloci; manca poco e dal lungo Arno si gira per entrare nella piazza Santa Croce. Salvo mi dice che siamo arrivati, le transenne e il tappeto blu delimitano gli ultimi metri.
Comincio a urlare dall’entusiasmo, una scarica di adrenalina fortissima mi pervade tutte le membra. Siamo alla fine, intravedo il tempo e alzo le braccia al cielo.
Sono sulla scrivania ora, rivedo il filmato dell’arrivo e ancora mi commuovo.
La risposta è li... negli ultimi metri.
Nell’entusiasmo che ti trasmette, nelle immagini vivide che restano impresse, nel dimostrare a se stessi che volendo le difficoltà si superano e con tanta forza di volontà si possono raggiungere difficili traguardi. Mi lascio cullare da queste onde di emozioni e non mi levo il sorriso dalla faccia.
Per questo e per tutti gli amici che ho incontrato lungo la strada percorsa assieme credo che la corsa mi terrà compagnia.
Ancora per un bel po’.
Un abbraccio a tutti!
Alessio
Bravo Ale complimenti! Ho visto con quale impegno ed intelligenza ti sei allenato e questo è il meritatissimo risultato. Dovrei imparare da te ad allenarmi con metodo ma sai che sono un pò troppo sbragato.... ora però se non ti assale la scimmia di scendere sotto le 3 ore ti puoi dedicare a qualche trail in più!
Ancora bravo e a presto.
Alberzek
Bravo Alessio ...
mi è venuta voglia di fare una maratona !!
Ciao Alessio, sono contento che la corsa ti terra' compagnia ancora per tantissimi lustri e con risultati sempre migliori.
Con soddisfazione ho letto la tua descrizione della gara, fatta con amor proprio, entusiasmo e passione, oltre alla canonica preparazione per affrontare la stessa.Con allenamenti mirati da almeno tre mesi,con qualsiasi condizione meteo questo è il nostro denominatore comune: la fatica, il sudore. Quando ritiriamo il pettorale sappiamo che dobbiamo correre per 42 km e 195 m, di dover arrivare in fondo e con un tempo soddisfaciente, citando il divin poeta: "intender non lo può, chi,non lo prova".
Complimenti per le tue 3.10' ore.