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Pubblichiamo in tre parti, a partire da oggi, questo racconto un po’ demen ed un po’ ziale, di un nostro socio piuttosto naïf.
Sveleremo la sua identità solo al termine della 3^ parte.
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Anche questa è corsa!
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IL RISCATTO DEGLI EMARGINATI
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1^ parte
GiovangiuliantonaureliopiergiangiacomugomariaTona era un integerrimo dirigente di una grande multinazionale, sita nella stessa citta' presso la quale viveva, la ProfilAttic & Co. che produceva, come ben specificava la ragione sociale, profili per attici e profilattici.
Era giunto nel bel mezzo del cammin della sua vita e fino a quel momento non si era posto grossi problemi su come proseguire la restante metà del tempo che gli rimaneva prima di tirare le cuoia.
La sua esistenza da manager scapolo forse esageratamente serio, anche troppo morigerato e perfino un po' bacchettone e baciapile, era di una routine tale che oramai si ripeteva fotocopiata da lustri e lustri in modo rettilineo ed uniforme; un circolo chiuso di una monotonia mortale, sempre quello, sempre uguale comprendente casa ufficio e attività socialmente utili alle quali si dedicava la sera dopo il lavoro.
Il lunedì, il mercoledì ed il venerdì si recava presso un centro per il recupero di persone malate di mente (cioé dedite all'abuso sfrenato di caramelle alla menta e alla liquirizia); ivi, il Signor Tona, dalle 20 alle 23 con la sua dialettica erudita e forbita, grazie ai suoi modi gentili, educati e rasserenanti, cercava di riportare sulla retta via gli sventurati menta-dipendenti inculcando loro i preziosi e quasi religiosi insegnamenti che aveva appreso, diplomandosi con il massimo delle votazioni, ad un corso vespertino per corrispondenza sulle scienze alimentari della comunicazione bioetica e multirazziale a sfondo agrobiologico, delle aree poste tra il Tropico del Cancro ed i monti Peloritani, aventi come priorità assoluta la psicomotricità optometria siderale, avvenuta dopo il periodo delle Santa Inquisizione spagnola istituita da Papa Sisto IV nel 1478. Il suo scopo prominente era il tentare di portare quelle derelitte persone, se non ad un totale disintossicamento, almeno ad un passaggio all'uso di bon-bon più leggeri, meno devastanti fisicamente e psicologicamente quali le caramelle mou o le palline Zigulì.
Il martedì, il giovedì ed il sabato, presso l'esclusivo Bar Bone, il luogo di ritrovo degli snob della città, Giovangiuliantonaureliopiergiangiacomugomaria (Giovangiuliantonareliopierugo per i rarissimi amici), teneva con estremo orgoglio personale un corso di urocultura, (cioè l'indagine diagnostica atta a svelare la presenza di germi nell'urina ed a stabilirne l'identità), del quale il Signor Tona era esperto ed appassionato conoscitore.
La domenica però la dedicava tutta a se stesso, incredibile se non fosse vero, ma era proprio così!
Viveva nell'elegante quartiere residenziale "Il dolce fetore" da poco sorto sopra una vecchia discarica di pestilenziali liquami, dalla quale ancora sgorgavano puzzolenti rigagnoli sfruttati da una fabbrica di profumi per produrre la famosa colonia "Eau de Letam n°4233512"; in quel luogo privilegiato di gente con il pedigree, il Signor Tona era benvoluto da tutti per i suoi innumerevoli pregi ed era preso come mirabile esempio di vita per i figli, dalle madri dei ragazzi che lì vivevano.
Un uomo come quelli di una volta che oramai oggi si vedono soltanto nei vecchi films in bianco e nero dei Fratelli Lumiere, un uomo tutto di un pezzo, non un puzzle, tanto per capirci!
La domenica mattina partiva al sorgere del sole con la sua giurassica Bianchina Autobianchi bianca coupé prima serie del 1957, tenuta da Dio, praticamente era ancora in rodaggio tanto che lateralmente agli pneumatici, rigorosamente bicolori, sbucavano ancora i pelucchi di gomma tipici dei copertoni ancora vergini.
Misantropicamente, all'ora in cui generalmente il conte Dracula si ritira nel suo tetro alloggio, G. eccetera Tona si recava presso il parco cittadino dedicato a San Sone, santo protettore dei palestrati. Nel bagagliaio, religiosamente custoditi, erano riposti gli arnesi che costituivano il mondo di quello che si poteva considerare la sua unica vera passione, rimasta segreta ai più e mai potuta veramente praticare a causa dei vari impegni, l'unico strappo alle regole della sua metodica ed immacolata vita: il jogging.
Egli praticava questo hobby più che altro per scaricarsi fisicamente e mentalmente dopo una lunghissima settimana fitta di impegni lavorativi e di relazioni sociali. Nella borsa sportiva illibata ereditata dal bisnonno nel 1913 (con appeso ancora il cartellino del prezzo di lire 5 e 56 centesimi) sulla quale campeggiava la scritta "Gruppo Sportivo Garibaldi e le mille camicie rosse di Quarto", vi erano disposti in ordine quasi maniacale dalla sua vegliarda governante Lappa Renza in Ganna (oltre alla madre, forse l'unica presenza femminile nella sua vita misogina, la quale era già al servizio del trisnonno), le scarpe chiodate datate 1936 con chiodi da mm. 16,65421 per asfalto bocciardato, calzettoni a rigoni verticali rosa-pisello e verde-pisello, calzoni alla zuava a rigoni obliqui angolati di 34°e 19" giallo canarino-blu di Prussia (originali dell'arciduca Francesco Ferdinando D'Asburgo usate per una corsetta lungo la Milijaka proprio la mattina del 28 Giugno 1914 a Sarajevo poco prima di essere ucciso dal giovane Gavrilo Princip) e una maglia in pura lana pruriginosa colore rosa carne di muscolo adduttore sinistro, confezionata nell'autunno del 1922 da un sarto amico di famiglia tra un ritaglio e l'altro di tessuto dell'abito talare che stava per ultimare per la consacrazione a papa di Pio XI.
Con un pizzico di mitomania, forse per farsi notare durante la sua pratica sportiva, si era fatto cucire dallo stesso sarto una scritta pubblicitaria, ora decisamente anacronistica, che invitava all'uso della crema anti-emorroidi BRUSAKU, unguento che andava per la maggiore tra le truppe nel periodo della costruzione della linea Cadorna, ma a lui questo dava la parvenza di una improbabile sponsorizzazione e ciò lo ringalluzziva non poco. Aveva stile nel correre, pareva quasi un atleta della tribù dei Masai con quel passo felpato, quasi impercettibile sembrava sollevato dal terreno, se non fosse stato per le scintille dei chiodi sfreganti sull'asfalto, si sarebbe benissimo potuto scambiare per un hovercraft umano. L'unica lieve eccezione era la velocità che si poteva comparare a quella di una lottatrice di sumo al settimo mese di gravidanza, prossima a partorire quattro gemelli aventi già grossi problemi di obesità.
Continua...

8 commenti
  1. Anonimo 22 gennaio 2009 alle ore 14:56  

    Aiutooooo!!!ih!ih! divertente... anche se non ho ben capito come si chiama il personaggio...
    Oggi primo allenamento della settimana, in compenso partenza dal poggio e arrivo.. in paradiso!!??...che spettacolino! mi ero dimenticata del fascino di questi posti!!!

  2. Anonimo 22 gennaio 2009 alle ore 15:01  

    p.s. Sembra come scrive fff se non è lui è un parente...adesso rileggo.. magari capisco almeno il nome!! ih!ih!

  3. Runners Valbossa 22 gennaio 2009 alle ore 15:18  

    L'identità resterà segreta fino alla fine della terza puntata che pubblicheremo mercoledì 4 febbraio.
    Fino ad allora si fanno solo congetture.

    il pilo

  4. Anonimo 22 gennaio 2009 alle ore 17:49  

    Santa Polenta...ora pro nobis...
    Ci sono 6 miliardi di esseri umani sulla Terra (1+, 1-) e chi è il caprone espiatorio??
    uno a caso!
    è una congiura!!!!!!!!!!!!!
    Kattivissima!

  5. Anonimo 22 gennaio 2009 alle ore 21:56  

    oltre che divertente lo trovo interessante e istruttivo vedi la famosa crema BRUSAKU
    sentite perchè non date una copia autografata a chi indovina l'autore?

  6. Anonimo 26 gennaio 2009 alle ore 19:39  

    aspetto con trepidazione la seconda puntata! L’autore? Sicuramente fff, numerosi gli spunti pennacchiani e benniani nel racconto e in tutta la sua poetica da sito come l’ultimo inequivocabile richiamo al capro(ne) espiatorio … e poi leggendo i suoi commenti nel corso di questi mesi avevo già pensato che prima o poi avremmo potuto scovare la sua opera in una qualche libreria

  7. Anonimo 27 gennaio 2009 alle ore 09:41  

    Nella libreria dell'ospedale psichitrico ce ne sono un paio di libri miei....sono quello che ho scordato durante l'ultimo ricovero!
    buona vita.
    fff

  8. Anonimo 30 gennaio 2009 alle ore 13:31  

    ... la creatività ha il suo prezzo!